"La vita non si misura in passi, ma in amore.”
Un cane paralizzato non è un cane finito. È un essere che sente, che ama, che desidera vivere. Semplicemente, ha bisogno di aiuto. E la differenza tra chi sceglie la strada più facile e chi sceglie quella giusta sta proprio qui:
nel riconoscere il valore della vita anche quando richiede impegno. Scegliere di accompagnare un cane paralizzato significa dargli dignità, non
condannarlo a sofferenza. Esistono soluzioni, supporti, strumenti per permettergli di vivere con qualità. Non
è una condanna, è una sfida.
E come ogni sfida, richiede cuore. Spesso, chi sceglie l’eutanasia lo fa più per paura che per il benessere del cane.
Paura di non essere all’altezza, paura di non sapere come gestire la situazione, paura di vedere sofferenza dove magari non c’è.
Ma la paura non deve mai essere la guida delle nostre scelte, perché può farci confondere il nostro disagio con la realtà del cane. Un cane paralizzato non pensa di essere un problema: vive il presente, si adatta, trova nuove gioie. La sua felicità dipende solo da
chi gli sta accanto e da come viene supportato. L’eutanasia non dovrebbe mai essere la prima opzione solo perché è più comoda per
noi. Un cane paralizzato può essere felice, può giocare, può amare, può ricevere e dare affetto come qualsiasi altro cane. Il problema non è la sua condizione, ma lo sguardo di chi lo vede solo attraverso il filtro della propria pigrizia o paura.
Non è lui a non avere possibilità. Siamo noi a dover decidere se dargliele o voltargli le
spalle. Perché la vera paralisi non è quella del corpo. È quella del cuore di chi non vuole vedere oltre la
propria comodità o oltre le proprie paure.